Sono tutti con il segno più davanti i numeri dell'avicoltura italiana.

Aumentano i consumi (+5,9%) che trainano verso l'alto le produzioni (+9,9%) riportandole ai valori del 2022, anno che al contrario aveva registrato una contrazione del 12%.

Risultati analoghi per l'avicoltura europea, anch'essa in aumento nello scorso anno.

 

Questo in estrema sintesi il quadro del settore tratteggiato da Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, e illustrato da Fabio del Bravo in occasione del Poultry Forum che si è svolto a Rimini dall'8 al 10 maggio.

Tre giorni di dibattito e analisi delle opportunità e delle sfide che il settore si appresta a raccogliere a fronte di una previsione di crescita globale che oscilla fra l'1,5% e il 2%.

 

Ruolo strategico

Più contenute, rispetto al trend globale, le prospettive di crescita del comparto in Italia, che si fermerà poco al disotto dell'1%.

Colpa delle instabilità sui mercati internazionali, che creano tensioni incertezze sui prezzi di energia e materie prime per l'alimentazione degli animali.

 

A dispetto di queste difficoltà l'avicoltura italiana conferma il suo ruolo strategico per il nostro Paese confermando, come ha sottolineato il presidente di Unaitalia, Antonio Forlini, la preferenza dei consumatori italiani per le carni bianche.

Nel 2023 il consumo è aumentato raggiungendo quota 21,4 chilogrammi procapite, davanti alle carni bovine (16,1 chilogrammi procapite) e a quelle suine (11,5 chilogrammi procapite).

 

Risultati positivi anche per le uova. In Italia se ne consumano 215 a testa ogni anno, con una crescita nello scorso anno del 4,5%.

Risultati che rischiano di essere messi in forse dalla concorrenza delle importazioni dall'Ucraina, evidenzia il presidente di Assoavi, Gianluca Bagnara, favorite da scelte geopolitiche internazionali che creano le condizioni per un import a basso costo.

Non solo un problema economico, ma anche di qualità del prodotto.

Non a caso la produzione avicola italiana vanta livelli di sicurezza eccellenti.

Lo confermano le recenti verifiche delle autorità sanitarie europee dalle cui indagini emerge la totale assenza di residui di antibiotici e di altri farmaci, come anticipato da AgroNotizie®.

 

Le sfide

Il settore avicolo, va ricordato, è uno dei pochi comparti della zootecnia italiana che può vantare una produzione prossima all'autosufficienza.

Frutto del lavoro di circa 65mila addetti per un valore che supera i 7 miliardi di euro.

Numeri che pongono l'Italia al quinto posto fra i Paesi europei di carni avicole e al quarto posto nella produzione di uova.

La sua importanza nell'approvvigionamento di proteine di origine animale di alta qualità assume un valore che va oltre gli aspetti economici.

 

Per questo c'è forte preoccupazione per le conseguenze che le tensioni geopolitiche in atto potrebbero generare.

L'inseguirsi di tensioni sui mercati dell'energia e le incertezze sull'approvvigionamento di materie prime per l'alimentazione degli animali, insieme ai mutamenti nei flussi di import-export potrebbero accendere la miccia di crisi difficili da contenere.

 

Obiettivo reciprocità

Preoccupazioni che gli operatori riuniti al Poultry Forum hanno messo all'attenzione del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenuto all'incontro.

Dopo aver ricordato l'impegno del Governo nel sostegno e nella tutela delle produzioni agroalimentari italiane, Lollobrigida si è soffermato sul tema della reciprocità.

L'Italia è fortemente impegnata a livello europeo affinché al prodotto di importazione vengano imposte regole analoghe alle nostre in tema di qualità e sicurezza.

 

Per ora è uno dei tanti buoni propositi rimasti sulla carta.

Molti gli ostacoli per il contrapporsi di grandi interessi economici fra loro contrapposti.

Non resta che sperare che il nuovo esecutivo europeo che uscirà dalle urne sia in grado di affrontare questo problema. E molti altri…

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